Il diritto all’oblio è un concetto ormai divenuto, soprattutto in Europa, fondamentale per la privacy moderna. Invero tale diritto offre la possibilità di dare una protezione adeguata ai dati personali che si trovano in rete. La legge sulla privacy che è il GDPR, ovvero il Regolamento sulla protezione dei dati personali emesso nel 2018 dall’Unione Europea e che ora vale in tutta l’Europa, stabilisce che tutti noi abbiamo il diritto di chiedere di eliminare notizie da Internet, oltre alla rimozione o alla cancellazione di informazioni personali che sono diventate obsolete, non pertinenti o non necessarie.
Ancora, il GDPR stabilisce che il titolare del trattamento dei dati deve fornire un modo semplice per le persone di richiedere l‘eliminazione o l‘oblio dei loro dati. Il titolare del trattamento dei dati deve anche prendere tutte le misure ragionevoli per garantire che la richiesta sia rispettata.
Il diritto alla cancellazione dei propri dati personali in Italia
Operata questa breve premessa di carattere sistematico e di inquadramento del diritto all’oblio, si pensi che negli ultimi anni tale diritto ad essere dimenticati è stato posto in essere in tutta Europea, ma in maniera particola in Italia.Invero, in Italia, la legge sulla tutela dei dati personali, che è entrata in vigore nel 2018, in seguito all’emanazione del Regolamento sulla protezione dei dati personali, anche detto GDPR, ha costituito una base fondamentale per la tutela, appunto, dei dati personali in rete, ha riconosciuto alcuni diritti fondamentali, tra cui il diritto all‘oblio. Inoltre, il Garante della Privacy italiano ha pubblicato una guida in cui si spiega come esercitare questo diritto.
I paesi Europei con più richieste di rimozione
Secondo una ricerca di Surfshark in Europa sarebbero almeno 169mila richieste di rimozione dei dati personali presentate in tutta Europa. Da queste, possiamo ricavare, sempre tenendo conto dei dati di Surfshark quali sono le nazioni con il maggior numero di richieste di rimozione. Dunque: la Francia è il paese con più richieste di cancellazione di link e risultati dai motori di ricerca, con un quarto del totale inviate nel periodo preso in esame (255.600). Seguono la Germania (176.100 richieste, circa il 17%) e il Regno Unito (125.300, il 12%). Le richieste dei primi tre paesi rappresentano circa la metà delle istanze di diritto all’obblio in Europa. L’Italia è al quinto posto con 89.100 richieste.
Le richieste di rimozione non accolte
Accade, però che non tutte le richieste di cancellazione o di informazioni che vengono presentate a Google ovvero al Garante vengono poi accolte, con la conseguenza che non tutte le URL pregiudizievoli vengono, dunque, cancellati. Questo accade in quanto Google, ad esempio, prende in considerazione ogni singola richiesta e decide caso per caso se sia corretto, o meno, accoglierla. Inoltre, i motori di ricerca generalmente non rimuovono i contenuti ma semplicemente l’accesso a quel contenuto specifico, rendendo così più difficile la ricerca da parte di chi lo cerca. Questo può essere comunque visto come un modo per rafforzare il diritto all’oblio, in quanto le informazioni sono comunque presenti ma più difficili da raggiungere.
I problemi di disarmonizzazione del diritto all’oblio in Europa
Una delle questioni più importanti in tema di diritto all’oblio è la mancanza di una definizione uniforme del diritto all’oblio tra i paesi dell’UE. Ciò significa che ogni paese ha la sua interpretazione del diritto, con regole differenti che non sono sempre compatibili con quelle degli altri paesi. Per cercare di risolvere questa annosa questione, l’Unione Europea sta lavorando a una strategia comune per la tutela dei diritti all’oblio. Secondo i piani, entro il 2023 tutti i paesi dell’UE dovranno avere le stesse regole per la protezione dei dati, compreso il diritto all’oblio. Ogni paese dovrà applicare le stesse regole, in modo da garantire un livello di protezione uniforme dei dati in tutta Europa.