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Non rimuove video diffamatori, Google condannata in Australia

Il diritto all’oblio viene definito come un diritto di nuova generazione, invero la cancellazione di dati personali o lesivi da un browser di ricerca ovvero da una pagina e così via, non è stato sempre offerto agli utenti del web. Il diritto all’oblio sancisce dunque una rivoluzione nel campo delle tencologie, tanto che grazie a questo stato possibile, per coloro che ne hanno interesse richiedere la cancellazione delle informazioni personali dal web. Invero, la introduzione del diritto all’oblio risale alla normativa di cui all’articolo 17 del GDPR, che tiene conto del diritto di richiedere la deindicizzazionestabilito dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea con la sentenza c.d. Costeja.

La diffamazione sul web

Con l’avvento dei social network, tra cui quelli più noti Facbeook, Instagram etc., che offrono la possibilità a qualsiasi utente di scrivere su ogni cosa nelle loro bacheche virtuali, sono aumentati anche in gran numero i casi in cui il social viene usato al fine di commettere azioni non proprio legali. È infatti molto frequente che molti post su Facebook o in generale anche recensioni su Google, siano votati alla violenza, all’incitazione all’odio e violino le linee guida da questo prodotte. Ancora, è possibile che con il mezzo del social, nel caso Facebook, vengano perpetrati reati come diffamazione e stalking in danno delle vittime, oppure che gli effetti degli illeciti vengano acuiti con post e messaggi sulle piattaforme social.

Il caso della diffamazione in Australia, Google condannato ad una multa di 715 mln

Il caso per cui Google è stato condannato a pagare una multa da 715 milioni di dollari origina dai discorsi di Jordan Shanks, un signore che faceva video su YouTube, nei quali prendeva in giro il politico Barilaro. Ebbene nei suoi filmati definiva il politico come “corrotto” senza però fornire alcuna prova a sostegno di queste affermazioni, dunque restando meri turpiloqui, ed ancora veniva schernito per le proprie origini italiane. I video del signor Shanks raggiungevano oltre le 800mila visualizzazioni, una platea molto amplia per l’ex politico, il quale si era visto denigrare e dunque corrodere la sua reputazione online.

Come si è difesa Google, ma senza successo

Google si è difesa annettendo come ragioni della scelta di non eliminare il video da YouTube per diritto all’oblio, ha deciso infatti che quei video, che dal Tribunale sono stati definiti diffamatori, non vi era alcun reato denigratorio e dunque li ha “tenuti online”. Il colosso americano ha difeso la propria valutazione, dichiarando in Tribunale che i filmati non implicano alcuna offesa all’onore di Barilaro e che lo youtuber era protetto dal diritto di critica che vede come protagonisti i personaggi politici.

Tutto ciò non ha convinto i Giudici australiani che quindi hanno condannato Google al risarcimento milionario.



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