La riforma Cartabia nel diritto all’oblio del 2022

Nell’ultimo anno si è sentito molto parlare della c.d. riforma Cartabia ma in effetti cosa cambia nel panorama giuridico nazionale. Ebbene, la riforma Cartabia, la quale prende il nome dalla Ministra della Giustizia che l’ha firmata, si pone come obiettivo quello di proporre diversi interventi in materia di processo penale ed anche in tema di diritto all’oblio. Il testo della riforma, rispetto al diritto all’oblio in particolare interviene sull’art. 154 ter delle disposizioni attuative del codice di procedura penale stabilendo che tutte le prescrizioni delle sentenze favorevoli al reo vengano comunicate automaticamente al Garante della Privacy – autorità indipendente deputata al controllo della privacy e del rispetto delle regole inerenti al diritto all’oblio e GDPR –; la comunicazione, o più precisamente la pronuncia assolutoria costituisce titolo per l’emissione senza ritardo di un provvedimento di deindicizzazione dalla rete internet dei contenuti negativi che derivano dal procedimento penale e comprendenti i dati personali del reo.

L’origine della Riforma Cartabia

La riforma Cartabia origina da una esigenza di far ottenere a coloro che subiscono un processo penale ed assoluti una seconda opportunità. Questo vuole dire che la Riforma si premunisce di dare celerità nell’applicazione del diritto all’oblio rispetto a tutte le notizie che creano un danno alla persona a questi soggetti non costituiscano più un danno per la reputazione del soggetto. Per questo si pensa che tramite questa riforma si possano contenere i ricorsi al garante della privacy (che è uno dei tanti metodi per avvalersi del diritto all’oblio) e per evitare che l’interessato debba autonomamente provvedere a richiedere la cancellazione di una notizia, è stato approvato Commissione giustizia un emendamento – art. 13 bis del disegno di Legge in esame – alla c.d. Riforma Cartabia.

Il nuovo obiettivo della Riforma: la digitalizzazione della giustizia penale

Ancora, un’altro tra gli obiettivi della Riforma Cartabia ed anche uno tra i più innovativi è quello che prende la digitalizzazione della giustizia penale ed anche lo sviluppo del processo penale telematico, proprio in relazione al criterio di delega di cui al comma 5 dell’art. 1 della legge n. 134 del 2021. In questo caso vengono novellate ed introdotte ex novo alcune disposizioni atte  ad innovare in maniera telematica il processo penale, tra cui, per fare un esempio, in tema di formazione, deposito, notificazione e comunicazione degli atti e in materia di registrazioni audiovisive e partecipazione a distanza ad alcuni atti del procedimento o all’udienza.

La partecipazione a distanza al processo

Sulla scorta di quanto appena definito, la novella ha interessato anche alcune modalità di partecipazione al procedimento penale. Qui il Garante non si è fatto attendere, infatti l’Autorità Garante della privacy ha chiarito quali devono essere le garanzie apportate per la partecipazione da remoto ai procedimenti penali. Tutto ciò in conformità di una giustizia penale più celere, in questo senso si pensi al novellato art. 133-ter che recepisce le regole procedurali già previste dagli articoli 146-bis e 147-bis disp. att. codice di procedura penale, che sono dedicati rispettivamente alla partecipazione al dibattimento a distanza ed all’esame degli operatori sotto copertura, i c.d. collaboratori di giustizia. Al fine di permetterne la partecipazione a distanza all’udienza penale o anche solo rispetto al compimento di un atto, la legge dispone che il collegamento audiovisivo debba essere “attuato, a pena di nullità, con modalità idonee a salvaguardare il contraddittorio e l’effettiva partecipazione delle parti all’atto o all’udienza e ad assicurare la contestuale visibilità delle persone presenti nei diversi luoghi e la possibilità per ciascuna di essa di udire quanto viene detto dalle altre”.