Il deposito telematico dell’impugnazione di un atto penale è un passo innovativo nel panorama giuridico, ottimizzando la presentazione di atti e contribuendo a un sistema legale più moderno ed efficiente. La sua adozione, tuttavia, richiede la conformità ai requisiti normativi e tecnici, oltre a una comprensione chiara delle procedure specifiche della giurisdizione coinvolta. In un mondo sempre più digitalizzato, il deposito telematico emerge come uno strumento fondamentale per semplificare le pratiche legali e semplificare i procedimenti. Tuttavia, questo non è stato preso di buon grado dagli addetti ai lavori: gli Avvocati.
Controversie e preoccupazioni: la protesta delle Camere Penali contro il deposito telematico obbligatorio
Le Camere Penali esprimono il loro forte dissenso nei confronti del recente decreto ministeriale che, a partire dal 20 luglio 2023, impone il deposito telematico per oltre 100 atti del difensore. Questa imposizione coinvolge atti fondamentali per l’esercizio del diritto di difesa, suscitando preoccupazioni in merito alla mancanza di una formazione adeguata del personale degli uffici giudiziari e alla mancata estensione dell’obbligo alle Procure della Repubblica. Invero, proprio le Camere Penali sollevano una serie di critiche nei confronti del Decreto Ministeriale, che ha reso obbligatorio il deposito telematico di 103 atti penali solo per i difensori. Nella nota dell’8 luglio scorso, le Camere Penali descrivono questo decreto come un “fulmine a ciel sereno”, prevedendo danni significativi al regolare svolgimento delle attività processuali e all’esercizio quotidiano del diritto di difesa degli imputati.
Gli atti coinvolti e le lamentate sulla complessità
Il Decreto Ministeriale, emanato il 4 luglio 2023, stabilisce l’obbligatorietà del deposito telematico di atti cruciali della difesa. Questi includono la nomina del difensore di fiducia, la costituzione di parte civile, memorie e procure speciali, comunicazioni sul domicilio dichiarato, richieste di rito abbreviato, patteggiamento, giudizio immediato, sostituzione della pena con il lavoro di pubblica utilità, opposizione al decreto penale, liste testimoniali, atti di appello, ricorsi per cassazione, istanze di ammissione al gratuito patrocinio e richieste di liquidazione degli onorari del difensore. Tuttavia, i penalisti sottolineano che si tratta di “atti di assoluta delicatezza” e che, se non depositati correttamente da un punto di vista tecnico, potrebbero causare conseguenze drammatiche nelle vite delle persone coinvolte nei processi penali.
La principale preoccupazione delle Camere Penali riguarda il sistema stesso. Sottolineano che il sistema ha mostrato “eclatanti forme di malfunzionamento” fino ad oggi, e l’obbligo del deposito telematico per atti così delicati potrebbe avere conseguenze gravi se non affrontate con attenzione e precisione.
La Proposta correttiva delle degli avvocati penalisti
I penalisti, quindi, esprimono forte preoccupazione per l'”inammissibile sperequazione tra le parti” introdotta dal decreto, vale a dire tra avvocati difensori e pubblica accusa, c.d. PM. Questa disparità non solo contrasta con i principi fondamentali del giusto processo, ma potrebbe anche avere un impatto invalidante sulla transizione tecnologica. La possibilità per Pubblici Ministeri e Giudici di utilizzare forme di deposito diverse, comprese le modalità cartacee, rende impossibile la creazione del tanto desiderato fascicolo digitale.
E dunque, al fine di correggere la situazione di cui sopra situazione, gli avvocati penalisti, sempre il tramite dell’organo della camera penale, riunite, in quelle italiane suggeriscono di continuare a seguire l’art. 87 bis del d.lgs. n. 150/2022. Secondo le Camere Penali, un decreto ministeriale non può andare in contrasto con una fonte normativa di rango superiore. Pertanto, propongono di consentire la proroga della forma alternativa di deposito cartaceo fino al 31 dicembre 2023, garantendo così una transizione più graduale.